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Giulia celi home page

Il nostro aspetto racconta di noi con immediatezza: dice chi siamo, chi desideriamo essere, che ruolo abbiamo o vorremmo avere.

Spesso non ci rendiamo conto di quanto, osservando l’immagine di qualcuno (come forse avete appena fatto con la mia) costruiamo in pochi istanti un’idea, una valutazione, un’aspettativa.
Succede anche quando guardiamo noi stesse o noi stessi.

E se la cura dell’immagine fosse davvero qualcosa di superficiale, perché allora ci prepariamo prima di uscire, di andare al lavoro, di incontrare qualcuno?
La risposta è che l’aspetto è parte attiva della comunicazione: influenza, in modo spontaneo, la percezione di sé e degli altri. Perché l’immagine riflette all’esterno le sfaccettature della nostra identità.

Eppure, raramente ci fermiamo a riflettere su come comunichiamo attraverso abiti, gesti, atteggiamenti. Non si tratta di apparire, ma di imparare a vestire e muovere consapevolmente il proprio corpo, che ogni giorno si relaziona con diversi contesti. 

Trovare coerenza tra ciò che siamo e ciò che mostriamo attraverso le sfaccettature stilistiche della propria immagine, non significa rinunciare a sé, ma al contrario: valorizzarsi, scegliere con maggiore facilità, sentirsi più liberi.

Sapersi vestire è diverso dal semplice vestirsi.
È un modo per affermare con chiarezza e naturalezza il proprio stile di vita, i propri valori, le proprie qualità, evitando fraintendimenti, rafforzando l’autenticità.

Per questo nei miei percorsi si coltiva la propria buona immagine: un potenziale da esprimere, un equilibrio da costruire. Reale, personale, funzionale.
Come le mie foto, volutamente imperfette e identitarie.

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